
Il 2023 rimarrà negli annali come l’anno in cui l’intelligenza artificiale (AI) ha smesso di essere un semplice assistente per divenire un concorrente nel mercato del lavoro.
Inizialmente, l’AI era vista come la forza trainante dietro l’automazione dei lavori noiosi e ripetitivi, ma oggi sfida direttamente gli esseri umani anche in ambiti creativi.
Tuttavia, meno del 2% della popolazione mondiale ha una comprensione approfondita delle reali potenzialità dell’AI. È giunto il momento di esplorare questo territorio inesplorato.
Intelligenza artificiale
Roman Gordy, fondatore di Arbonum, offre una prospettiva unica sull’attuale stato dell’AI.
Contrariamente alle aspettative, l’AI non si è limitata a compiti noiosi ma sta emergendo come un concorrente anche in ambiti creativi.
Questa è solo la punta dell’iceberg, poiché l’AI è ancora in una fase embrionale rispetto al suo pieno potenziale.
Sorprendentemente, soltanto il 2% della popolazione globale è a conoscenza delle reali capacità dell’AI.
Questa scarsa diffusione può essere paragonata a dare un iPhone a qualcuno nel 1993: un oggetto affascinante ma inutilizzabile senza un’infrastruttura adeguata.
Tuttavia, per far sì che l’AI raggiunga una vera adozione di massa, dobbiamo superare alcune sfide significative.
La semplicità e la fiducia sono due dei principali ostacoli. Gli strumenti basati sull’AI spesso risultano troppo complessi per l’utente medio, e manca un’interfaccia user-friendly che semplifichi l’interazione.
La fiducia è un altro elemento cruciale; dobbiamo poter avere fiducia nei risultati forniti dall’AI, proprio come facciamo con un motore di ricerca affidabile come Google.
Inoltre, un ostacolo da superare è la cautela e talvolta l’ostilità dei governi verso l’adozione rapida dell’AI.
Molti temono che l’automazione possa sostituire i lavori umani, specialmente nei settori pubblici.
Tuttavia, è solo una questione di tempo prima che i governi comprendano i benefici che l’AI può portare al mercato del lavoro, come strumenti di controllo più potenti e precisi.
L’Impatto sull’occupazione
Una delle domande più pressanti riguardo all’AI riguarda chi saranno le sue prime vittime.
Sembrerebbe che i lavoratori della classe media saranno i più colpiti.
Mestieri come il copywriter potrebbero vedere una diminuzione della domanda, e perfino i professionisti dell’idraulica potrebbero risentire degli effetti dell’automazione.
Nonostante le sue abilità in costante crescita, l’AI non può ancora eguagliare il genio umano.
Gli artisti e i creativi di alto livello continueranno a prosperare, mentre l’AI sarà vista come uno strumento per aumentare la loro produttività.
Questo scenario può essere paragonato alla sfida tra vinile e streaming: le forme di arte e creatività umane resteranno insostituibili.
L’intelligenza artificiale come estensione umana
L’AI sta indubbiamente cambiando il mondo in cui viviamo, ma non è la fine del mondo come lo conosciamo.
Dovremmo considerare questa tecnologia come un’estensione di noi stessi, una risorsa che può migliorare la nostra vita e l’ambiente circostante, piuttosto che come una minaccia.
La filosofia confuciana suggerisce un approccio positivo, vedendo l’AI come un mezzo per migliorare la nostra umanità invece di distruggerla.
L’AI può liberarci da compiti noiosi e ripetitivi, consentendoci di concentrarci su attività creative, riflessive e stimolanti.
L’AI, se ben gestita, può diventare una forza positiva nella nostra società, portando a nuove opportunità e una migliore qualità della vita per tutti.
In definitiva, il 2023 rappresenta l’inizio di una nuova era in cui l’AI è destinata a svolgere un ruolo sempre più significativo nelle nostre vite.
La sfida sta nel far sì che questa rivoluzione dell’AI sia guidata da un approccio etico e responsabile, consentendo all’umanità di trarre il massimo beneficio da questa tecnologia senza compromettere il nostro futuro.