
L’episodio inaugurale della spazzatura spaziale risale al lontano 4 ottobre 1957, quando un razzo portò una sfera di alluminio, magnesio e titanio a 940 km dalla Terra.
Da allora, le basse orbite terrestri sono diventate sempre più affollate di relitti di satelliti, frammenti di varie dimensioni e oggetti persi dagli astronauti durante le missioni spaziali.
Ma quali sono i rischi associati a questi oggetti in orbita e cosa fa l’Italia per risolvere il problema?
I rischi legati agli oggetti in orbita
Gli oggetti in orbita, sia funzionanti che dismessi, possono rappresentare un grave pericolo.
Il problema non è tanto che le traiettorie possano sovrapporsi, ma che le collisioni tra oggetti in orbita possano danneggiare o distruggere satelliti e veicoli spaziali attivi, causando l’interruzione dei servizi.
Inoltre, le collisioni generano detriti aggiuntivi, creando un effetto a catena di collisioni a cascata.
Questo pericolo è stato teorizzato nel 1978 da Donald J. Kessler della NASA ed è noto come sindrome di Kessler.
L’alta frequenza dei lanci spaziali
Negli ultimi decenni, il numero di lanci spaziali è notevolmente aumentato, portando inevitabilmente a una produzione di detriti spaziali.
Ogni lancio aggiunge ulteriori oggetti in orbita, contribuendo alla crescita esponenziale del problema.
L’abbassamento dei costi di accesso allo spazio, la crescente domanda di servizi spaziali e l’espansione delle attività di lancio da parte di vari paesi hanno alimentato questa crescita.
La distruttiva pratica delle collisioni volontarie
Oltre alla produzione naturale di detriti spaziali, ci sono anche casi di distruzione deliberata di satelliti dismessi.
Nel 2007, la Cina distrusse volontariamente un suo satellite meteorologico fuori uso con un missile terra-aria, generando migliaia di frammenti in orbita.
L’India ha compiuto un atto simile nel 2019. Anche gli Stati Uniti abbatterono un loro satellite con un missile nel 2008, causando ulteriori detriti spaziali.
Iniziative per affrontare la spazzatura spaziale
Sono state prese alcune misure per affrontare il problema della spazzatura spaziale.
La Federal Communications Commission degli Stati Uniti e la NASA hanno proposto di aggiornare le linee guida, richiedendo ai satelliti in pensione di deorbitare entro cinque anni invece dei 25 attualmente previsti.
Tuttavia, queste misure non sono vincolanti, ma piuttosto basate sul buon senso, poiché un regolamento uniforme è difficile da applicare nello spazio.
Il ruolo dell’Italia nella soluzione
L’Italia sta contribuendo alla soluzione del problema della spazzatura spaziale.
In collaborazione con l’Agenzia Spaziale Italiana, il Ministero della Difesa e l’Istituto Nazionale di Astrofisica, il paese partecipa al consorzio europeo per lo Space Surveillance & Tracking (EU-SST).
Questo consorzio monitora costantemente gli oggetti in orbita, fornisce avvisi tempestivi e coordina le manovre per evitare collisioni con i satelliti attivi.
Il futuro della spazzatura spaziale
Se non verranno apportati cambiamenti significativi nella gestione dei detriti spaziali, il numero di collisioni nello spazio continuerà a crescere, rendendo le orbite terrestri sempre più pericolose e congestionate.
Attualmente, sono stati identificati e monitorati oltre 30.000 detriti spaziali, ma si stima che ce ne siano oltre un milione con dimensioni superiori a un centimetro.
Per affrontare questo problema, sono necessarie azioni congiunte a livello internazionale.
La tecnologia spaziale ha fatto progressi straordinari, ma è giunto il momento di affrontare seriamente la questione della spazzatura spaziale.
L’Italia, insieme ad altri paesi e organizzazioni, sta facendo la sua parte per garantire un futuro sicuro nello spazio.
La soluzione richiede un impegno globale per preservare il nostro ambiente spaziale.